Partire da zero, soprattutto levarsi da mezzo

” E’…sc…….sc…….scientifico! “

Appunti sulla grande carneficina – S. Isaia

prestito_nazionale_italia_820-e1432205090441A cento anni dall’ entrata dell’ Italia nel consesso delle nazioni capitalisticamente più preminenti, data dalla sua partecipazione al primo grande macello mondiale, Sebastiano Isaia ripercorre le posizioni e il dibattito di allora nel socialismo italiano ed europeo. Dal pacifismo allo scontro di civiltà, dalla mancata rivoluzione (liberale)  al nuovo risorgimento, dal tradimento della Internazionale Socialista ai presunti interessi di classe convergenti con lo sviluppo capitalistico più avanzato, Sebastiano descrive un ventaglio di concezioni ideologiche che sono ancora oggi, nell’ essenziale, sul tavolo dell’ anti-capitalismo e della critica sociale più affilata e realistica. Meglio chiamare l’arrotino.Nella seconda parte, attraverso uno studio dedicato al Ministro degli Esteri di allora, le ragioni politiche dell’ entrata in guerra con le potenze dell’ Intesa, sovvertendo i pronunciamenti rispetto alla neutralità assoluta e negando il precedente quadro di alleanze – non più funzionali all’ espansionismo economico italiano

APPUNTI SULLA GRANDE CARNEFICINA

La Banca asiatica a guida cinese e i rapporti transantlantici-M. Dian

Le alleanze inter-imperialistiche si plasmano e riplasmano…

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Da: Asian Wawes del 28 Aprile 2015

https://www.aspeninstitute.it/aspenia-online/article/la-banca-asiatica-guida-cinese-e-i-rapporti-transatlantici

 

La Gran Bretagna ha annunciato, il 12 marzo, la propria partecipazione all’Asian Infrastructure Investment Bank, promossa e guidata dalla Cina. Il 17 marzo anche Francia, Italia e Germania hanno annunciato la loro volontà di partecipare come soci fondatori della AIIB. Più recentemente anche Danimarca, Olanda, Lussemburgo, Finlandia e Spagna hanno dichiarato la loro intenzione di aderire.

Il successo dell’iniziativa cinese e la partecipazione delle quattro maggiori economie europee sono segnali importanti  per comprendere  l’attuale evoluzione dell’ordine economico globale, per una serie di motivi.

In primo luogo, il successo della AIIB dimostra come l’ordine economico e finanziario internazionale, basato sulla centralità americana e sulle istituzioni di Bretton Woods, sia sempre più percepito come inadeguato e inefficiente – soprattutto, ma non solo, tra le economie emergenti in Asia. La necessità di riformare FMI e Banca Mondiale è stata sottolineata anche dai vertici stessi delle due istituzioni. La Direttrice del Fondo, Christine Lagarde, ha più volte evidenziato la necessità di una riforma delle istituzioni economiche internazionali, e del Fondo Monetario in particolare, che riconosca i nuovi equilibri economici globali. Ad oggi tutti i tentativi di riforma sono però rimasti lettera morta, soprattutto a causa dell’opposizione del Congresso degli Stati Uniti. Lagarde ha accolto con favore la creazione delle AIIB, considerata proprio una conseguenza della mancata riforma del Fondo Monetario e della Banca Mondiale. In modo del tutto simile, il Presidente della Banca Mondiale Kim Yong Kim ha accolto la creazione e il successo della AIIB, sostenendo che la nuova istituzione sarà complementare alla World Bank nella lotta alla povertà e al sottosviluppo.

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Confessioni di un drogato da Capitale – Sergio Marchionne

Facendo il verso ad un noto romanzo “decadente” (almeno così lo definirei nel mio ricordo), nella conference call di presentazione dei risultati trimestrali di Fiat-Chrystler l’ AD Sergio Marchionne ha fatto titolare la serie di slide di accompagnamento ” Confessioni di un drogato da capitale”. Dopo l’ astuzia della ragione è l’ epoca del sarcasmo del Dominio!

Coerentemente, oggi la festa del lavoro (salariato) è ad appannaggio di imprenditori, manager e capi del personale. Auguroni !

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MILANO, 29 aprile (Reuters) – Fiat Chrysler (Fca) torna ad affermare la necessità del consolidamento nel settore, ma precisa che la società non è in vendita e che un’integrazione con un altro operatore non sarebbe la mossa finale dell’AD Sergio Marchionne.

Al di là delle affermazioni di principio nessuna novità arriva dalla conference call con l’AD Sergio Marchionne di oggi, sottolineano gli analisti, ma il mercato punisce il titolo, che negli ultimi mesi è salito molto sulle attese per il collocamento di Ferrari in borsa e su nuovi scenari m&a.

Queste dichiarazioni negano che su Fca ci sia il cartello “on sale”, dice un trader e gli investitori preferiscono realizzare dopo i forti rialzi delle ultime settimane.

A Milano Fca chiude in calo del 4,65% e a Wall Street prosegue sulla stessa linea con un ribasso fino a -5,3%.

Nelle slide, diffuse con i risultati del trimestre, titolate “confessioni di un drogato da capitale”, il gruppo dice che il suo obiettivo è avere chiarezza su alcune questioni, che ha già sollevato, tra cui il fatto che il consolidamento del settore sia la soluzione del problema dell’eccessivo costo del capitale.

Una slide nega poi che sollevare la questione significhi: che Fca sia in vendita, che Fca abbia intenzione di rivedere il piano quinquennale, che per Fca il tema sollevato sia questione di vita o di morte o l’ultima mossa dell’AD Sergio Marchionne.

“Ora e sempre resistenza” a cosa ?

Ci servono analisi senza più riserve sul novecento, lo stesso concetto resistenziale non è più, semmai lo è stato,  adeguato al Capitale che ha in tutta la realtà la sua fenomenologia

 

“L’economia capitalistica aveva raggiunto un limite che non poteva essere superato solo con i propri mezzi. Il rischio di conquistare nuovi territori economici era talmente grande da non potere essere sostenuto dal capitale privato; il capitale aveva ripiegato e si limitava a difendere la sua posizione precedente. Accadde così che che da un lato gigantesche capacità produttive ed ancora più gigantesche scorte di merci rimanevano inutilizzate, mentre, dall’altro lato, milioni di uomini erano appena in grado di evitare la fame. Così, il nazionalsocialismo  si è avventurato con successo nel tentativo di aprire nuove vie ad una economia che era frustrata ed aveva raggiunto i limiti del proprio potere.”

 

Dichiarazione dell’ aprile 1941 di Robert Ley, incaricato da Hitler di formare il Fronte del Lavoro tedesco e di guidare l’organizzazione del partito. Catturato nel 1945 dagli alleati, si suicidò in carcere prima di Norimberga.

 

Tratto da: “Stato e individuo sotto il Nazionalsocialismo” di H. Marcuse -1942

Il riproporsi dell’ ursprung – A. Zanini

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 Quando lunghi secoli di accumulazione hanno reso molta umanità obesa di Capitale, anche quella che non ne ha, può succedere che si interpreti il denaro in quanto denaro come pietra angolare di tutta la baracca. “All’ inizio era la moneta” sembra dirci Zanini, non applicando  la dialettica del presupposto-posto che poi applica giustamente alla porosità tra sussunzioni formale e reale, pensate come compresenti, in quanto ” la tendenza del capitale è, naturalmente, di collegare il plusvalore assoluto con quello relativo “. Certo che l’oro delle Americhe è stata una bella iniezione di liquidità ma è  -come cita l’ autore- “una forza lavoro sempre più socialmente combinata“- che trasforma la moneta in Capitale con il potere magico di crescere e concentrarsi invece che disperdersi nello spazio- tempo feudale.

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UNA NOTA SULL’ ACCUMULAZIONE ORIGINARIA, SUSSUNZIONE FORMALE E REALE.

1.Quando si ragioni sui problemi connessi alla finanziarizzazione dei modelli sociali, in termini storici, il pensiero corre immediatamente all’interpretazione datane da Rudolf Hilferding, il quale sosteneva che nel capitale finanziario si risolveva e si superava la distinzione tra capitale bancario e capitale produttivo, in modo tale che la forma più universale e assurda (begriffloseste) – così egli si esprimeva – del capitale, ossia il capitale monetario (D-D’), veniva ad assumere il suo senso più specifico.1

E tuttavia, nella storia del pensiero economico, possiamo trovare strumenti interpretativi non meno interessanti già in Marx (in cui è presente appunto la definizione di capitale monetario a cui Hilferding si riferiva) e, soprattutto, in Schumpeter e Keynes (trascurando, un po’ colpevolmente, altri autori meno celebri ma non meno significativi, quali Knut Wicksell, Gunnar Myrdall, Frank Hahn). Strumenti che non sono necessariamente “segnati”, per così dire, dal dibattito epocale sull’Imperialismus (e sulle forme ad esso connesse: trust, cartelli, etc.) e sono perciò tali da poter essere richiamati senza soverchie preoccupazioni storiografiche.

Ad esempio, la centralità del mercato monetario in Schumpeter, sostenuta dalla funzione di liquidità creata ex novo, a prescindere dal risparmio, spiega non solo come sia possibile il concretizzarsi dei processi innovativi, ma anche perché in una particolare fase del ciclo economico si assista di norma alla cosiddetta “liquidazione abnorme”, che fa seguito alla creazione di liquidità in eccesso sotto forma di moneta creditizia e quindi indirizzata anche a fini speculativi. Quanto a Keynes, non è solo o tanto l’invocata e celeberrima eutanasia del rentier a stigmatizzare il ruolo del settore finanziario, quanto piuttosto l’impatto delle aspettative – e dell’incertezza conseguente – sulla dinamica del ciclo del credito. Si ricordi il cosiddetto paradosso benthamita indicato dall’economista inglese: ovvero il fatto che proprio gli operatori professionali sul mercato finanziario fossero i primi e maggiori artefici delle crisi speculative, dato il loro muoversi nel breve periodo al fine di anticipare il mutamento nello stato della fiducia. Read more…

Del capitalista ideale collettivo

In parte e per ora concordo: lo stato come intelligenza politica del Capitale, regolatore del rapporto sociale che disciplina i nessi interni -ed esterni, inter-imperialistici- alla società civile dominata dalla borghesia; di più: senza quello specifico e storico rapporto sociale non si potrebbe concepire la stessa società civile, quella da subito caratterizzata dalla guerra di tutti contro tutti -costitutivamente concorrenziale e in quanto tale attraversata da severi processi che la plasmano in continuazione, così  aderendo al moto perpetuo e caotico dei capitali alla ricerca del Santo Graal del plusvalore e del profitto.

All’ interno di questa intelligenza collettiva insistettero le istanze socialistiche-nazionali (a volte adeguate ai dirimenti momenti di crisi o ad alcuni paesi in fasi di sviluppo capitalistico arretrato) atte a migliorarne la mobilità sociale interna, la redistribuzione tramite fisco e welfare -compatibilmente con la capacità d’ accumulo e redditività di capitale, pena buttare via il bambino-, la sorveglianza sull’ efficienza del meccanismo di dominio democratico e in particolare a promuovere lo stato come motore economico di prime istanza e peso.

Lo stato capitalistico (postmoderno? liberista?… lascerei perdere..) organizza in numero e qualità il capitale umano -cioè il Capitale nella manifestazione più eminente del suo concetto- e cerca di creare le migliori condizioni sociali affinchè il processo unitario di produzione e accumulo valoriale avvenga nella maniera più fluida e veloce. Read more…

Orfeo in paradiso – Cronache babilonesi

vieni sole

Quello che mi domando è se -all’infuori del regno della necessità- le più diverse manifestazioni di Amore, Ego, Tempo, Dio, il Male, la Morte non assumessero connotati così inusitati da non poter neanche più essere da noi immaginati.

E prima ancora per molti è impensabile la prospettiva dell’uscita dalla maligna dimensione di quel regno, dove il Male è in radice a tutte le cose.

In fondo il Tempo è l’intervallo che ci divide dalla soddisfazione di un bisogno, si potrebbe dire che il Tempo si dimensiona in forma e in concetto a partire dal modo in cui riusciamo a soddisfare quel bisogno.

L’ Egoismo non è che l’ ombra di un individuo asservito a ciò che esso stesso crea semplicemente vivendo, stretto dalle proprie necessità, contribuendo a una specifica oggettività storica che lo identifica dominandolo.

Dio non è forse la forma capovolta di ciò che potrebbe essere e non è?

Certo queste non sono risposte, sono solo altre domande, se ci saranno mai risposte -o forse non ci si porrà neanche più il problema, lasciando che le cose siano e basta- all’ Amore o alla Felicità o alla Morte esse verranno da uomini che vivono già una vita pienamente umana, cosa che a me pare non ci sia data.

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Per un cattolico una vita pienamente umana giace oltre la morte. Questo è il mondo del peccato originale.
Per un non credente la faccenda è diversa, al male c’è solo un rimedio parziale nella buona volontà del singolo, senza speranza di ricompensa.
Credo anch’io che una vita pienamente umana non sia … umana.

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Rien faire comme une bête

commenti su Cronache babilonesi

Hiroshima mon amour – G. Anders

Boeing B-29 "Enola Gay" “…siamo in grado di produrre più di quanto siamo in grado di immaginare”

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Claude Eatherly fece parte come ricognitore dell’equipaggio che gestì lo sganciamento della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Questa partecipazione gli provocò rimorsi e problemi psicologici. Gunther Anders gli scrisse, ci fu uno scambio epistolaree e definì Eatherly un precursore del tipo d’uomo – “incolpevole colpevole” – che tutti saremmo diventati.  

L’intero carteggio tra Gunther Anders e Claude Eatherly e contenuto in Burning Conscience. The Case of the Hiroshima Pilot

Cfr. anche Gunther Anders, Il codice morale dell’era atomica

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Lettera 1

Gunther Anders al signor Claude R. Eatherly ex maggiore della A. F. Veterans Administration Hospital Waco, Texas
3 giugno 1959
 
Caro signor Eatherly,
Lei non conosce chi scrive queste righe. Mentre Lei è noto a noi, ai miei amici e a me. Il modo in cui Lei verrà (o non verrà) a capo della Sua sventura, è seguito da tutti noi (che si viva a New York, a Tokio o a Vienna) col cuore in sospeso. E non per curiosità, o perché il Suo caso ci interessi dal punto di vista medico o psicologico. Non siamo medici né psicologi. Ma perché ci sforziamo, con ansia e sollecitudine, di venire a capo dei problemi morali che, oggi, si pongono di fronte a tutti noi. La tecnicizzazione dell’esistenza: il fatto che, indirettamente e senza saperlo, come le rotelle di una macchina, possiamo essere inseriti in azioni di cui non prevediamo gli effetti, e che, se ne prevedessimo gli effetti, non potremmo approvare ‑ questo fatto ha trasformato la situazione morale di tutti noi. La tecnica ha fatto sì che si possa diventare “incolpevolmente colpevoli”, in un modo che era ancora ignoto al mondo tecnicamente meno avanzato dei nostri padri.
Lei capisce il suo rapporto con tutto questo: poiché Lei è uno dei primi che si è invischiato in questa colpa di nuovo tipo, una colpa in cui potrebbe incorrere ‑ oggi o domani ciascuno di noi. A Lei è capitato ciò che potrebbe capitare domani a noi tutti. E per questo che Lei ha per noi la funzione di un esempio tipico: la funzione di un precursore.
Probabilmente tutto questo non Le piace. Vuole stare tranquillo, your life is your business. Possiamo assicurarLe che l’indiscrezione piace così poco a noi come a Lei, e La preghiamo di scusarci. Ma in questo caso, per la ragione che ho appena detto, l’indiscrezione è ‑ purtroppo ‑ inevitabile, anzi doverosa. La Sua vita è diventata anche il nostro business. Poiché il caso (o comunque vogliamo chiamare il fatto innegabile) ha voluto fare di Lei, il privato cittadino Claude Eatherly, un simbolo del futuro, Lei non ha più diritto di protestare per la nostra indiscrezione. Che proprio Lei, e non un altro dei due o tre miliardi di Suoi contemporanei, sia stato condannato a questa funzione di simbolo, non è colpa Sua, ed è certamente spaventoso. Ma così è, ormai.

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Far from any road

Victor Serge, a proposito della scelta anti-sociale di alcune generazioni di anarchici individualisti – scelta che li portava a confluire, alle soglie del primo macello mondiale, o nella criminalità parigina o nelle schiere dei clochard- notava che: “la società non ha margini, che si si è sempre dentro, anche i fondo alle galere, e che il loro “egoismo cosciente” faceva eco, dal basso, tra i vinti, al più feroce individualismo borghese”. Il capitolo in cui è inserita questa frase si intitola eloquentemente “Un mondo senza evasione possibile”.

Concordo con Serge, gli concedo di non aver potuto capire che l’ individualismo, dentro il capitalismo, è pura illusione. E’ apparenza, non come fenomeno di una sostanza, ma miraggio, fata morgana, chimera, wishful thinking. Invece ci azzecca pienamente nel ribadire il carattere di totalità sociale del mondo borghese che riconduce a sè, alla sua propria produzione e riproduzione, qualsiasi istanza cominciando da quelle più interiori , esistenziali, soggettive ed immediate.

Una totalità totalitaria, altrecchè religione, deficenti. Alle religioni teologiche una impresa così non poteva riuscire perchè, com’è noto, non si vive di sola aria. Ma poichè la realtà non si afferra con le mani, le religioni si pongono “naturalmente” al servizio di una precisa prassi sociale che presiede al modo in cui si produce e distribuisce la ricchezza sociale. Ma lo fanno lasciando aperta, il cristianesimo in particolare -mi pare-, l’ inusitata possibilità dell’ esodo da un mondo che si pone senza evasione se non prevista.

Non ci sono sentieri già tracciati, bisogna stare lontano dalle strade.

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alla mia Piccia a cui non importava nulla della mia identità sociale

Voyage 1914-2014

Vor der Kaserne (In Front of the Barracks). 1918 Watercolour and India ink

-E’ vero, insomma hai ragione -convengo io conciliante- ma, insomma, siamo tutti seduti su una grande galera, si rema a tutta forza, non puoi negarlo!….e persin seduti sui chiodi per tirar innanzi la barca! E che se ne guadagna? Delle sferzate, null’altro, delle grane, delle storie e poi delle porcherie ancora. Si lavora, dicono. Ed è la cosa più schifosa,  il loro lavoro.

Noi si resta abbasso nella stiva, col fiato che  raschia, fetenti, che si cola sudore da ogni poro, e poi ecco! In alto, sul ponte,  al fresco, stanno i padroni che non se la pigliano calda, con delle belle donne rosse e rigonfiate di profumo, sulle ginocchia.

Ci fanno salire sul ponte. Allora, loro mettono il cilindro e poi ci lanciano una buona tirata come questa: “Banda di carogne, c’è la guerra! -urlano-  Li affronteremo, questi schifosi che stanno sulla patria n° 2 e pesteremo la loro carcassa. Andate! Andate! A bordo c’è quanto occorre! Tutti in coro! Via, una buona gridata anzitutto e ben rumorosa: Viva la Patria n° 1 !!”

 Cèline

 

Preghiera al Dio Enfatista- Freak Antoni

Signore dell’Enfasi, noi ti preghiamo: suggerisci la giusta iperbole e sostieni il nostro sforzo creativo, rendendolo enfantastico, sarcastico, bombastico.

Sorreggi la nostra arte, partorita nella grande immaginazione ed arricchisci i nostri sogni, esaudendo bisogni e indispensabili Utopie.

Estendi a noi tutti la tua stimolante e salvifica protezione.

Degnati di sorreggere l’Avanguardia e ponila al riparo delle insidie del Mercato che degrada progetti, idee e novità, lusingando l’inventiva, irretendola nella subdola retorica dell’iperprofitto!

Oh Signore dell’Enfasi, dispensatore di geniali intuizioni, noi ti preghiamo di trasmetterci il senso della giusta distanza dal Buon Senso Comune e da ogni forma di retorica: passata presente e futura!

Conservaci eternamente permeabili al dubbio e all’autocritica ed accetta la nostra umile devozione per Te, creatore dell’Enfarte, il pianeta dell’Enfasi che si fa arte.

I BRICS fanno scoppiare la bolla del credito-A. Evans-Pritchard

350px-The_Anatomy_LessonMetà dell’economia mondiale è a un briciolo di distanza da una trappola deflattiva. L’FMI dice che la probabilità che ciò accada potrebbe essere ora del 20%.

 Una circostanza importante è che le 2 superpotenze monetarie – USA e Cina – starebbero entrambe adottando misure restrittive che portano verso tale 20% di rischio, senza dubbio perché hanno concluso che le bolle speculative stanno diventando un pericolo ancora più grande.

 “Dobbiamo essere estremamente vigili” ha detto a Davos Christine Lagarde del FMI. “Il rischio di deflazione è quel che accadrebbe se ci fosse uno shock in quelle economie che ora hanno tassi di inflazione bassi, ben al di sotto del target. Credo che nessuno possa negare che nell’eurozona l’inflazione è ben al di sotto l’obiettivo dichiarato.” Read more…

La Cina legalizza le banche ombra ?- The diplomat

Quando la prassi sociale borghese chiama, la politica, qualsiasi politica, risponde necessariamente nell’ unico modo possibile: assecondandola!————

Il Financial Times riporta che il governo cinese si sta muovendo per regolamentare il settore bancario ombra e contemporaneamente legittimare ufficialmente questo comparto che è una fonte alternativa di finanziamento .La fonte del Financial Times sono alcuni progetti di legge presentati al Consiglio di Stato cinese e di cui è venuto in possesso. Secondo il giornale finanziario tali proposte prevedono una crescente regolamentazione del settore, ma contemporaneamente ne viene riconosciuto il ruolo fondamentale che gioca nella economia della Cina. Il giornale cita il documento: “L’emergere di un sistema finanziario ombra è il risultato inevitabile dello sviluppo finanziario e dell’innovazione . Come complemento al sistema bancario tradizionale , le banche ombra giocano un ruolo positivo nel servire l’economia reale e arricchiscono di nuovi canali di investimento i cittadini comuni ” .

 Il documento del Consiglio di Stato tenta inoltre di definire il ” sistema bancario ombra “, un termine che può riferirsi sia a pratiche illegali delle banche non ufficiali come anche le pratiche più standardizzati (ma non ufficialmente riconosciute) come l’emissione di obbligazioni societari, “Trust financing” e prestiti extracontabili da banche statali . Secondo Bloomberg , JP Morgan Chase ha stimato il valore totale delle attività bancarie ombra in 6.000 miliardi dollari nel 2013. La locuzione “Prestiti Ombra” allude alle modalità attraverso le qual le banche cinesi aggirano le restrizioni sui prestiti, che è esattamente quello che è successo quest’anno quando il governo centrale ha cercato di restringere sia il debito degli enti locali, sia la sovraccapacità industriale. Il sistema bancario ombra permette di attingere a fonti di finanziamento alternative, ma va detto che tali prestiti sono generalmente più costosi da rimborsare, ciò naturalmente aumenta il rischio di default delle entità finanziate. Read more…

Fiat ingoia Chrysler – Clash City Workers

Autoritratto_trasfigurante_et_elevante_2009_olio_tela_200x250Nei primi giorni del 2014 le prime pagine di tutti i giornali italiani e internazionali hanno riportato a grandi titoli la notizia dell’ acquisizione del 100% di Chrysler da parte di Fiat.

 Un’azienda italiana, anzi l’Azienda italiana con la A che ingoia un colosso (sebbene in rovina) statunitense è una notizia che fa impressione. “Un’operazione che entrerà nei libri di storia”, “un sogno realizzato” secondo Marchionne e Elkann; Susanna Camusso parla di operazione di grande rilevanza; Bonanni e Angeletti si fanno prendere addirittura dall’entusiasmo più sfrenato, il primo rivendicando una parte del merito (senza un sindacato responsabile in Italia, Fiat non avrebbe avuto la forza di proiettarsi sul mercato globale) e entrambi dicendosi certi che l’acquisizione darà nuovo slancio e garantirà posti di lavoro anche in Italia. Ai tre compari deve essere sfuggito, tra le altre cose, il licenziamento – a partire dal primo gennaio – di 174 operai della Lear e della Clerprem, aziende che lavoravano con le commesse dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, o gli esuberi in GKN di Campi Bisenzio azienda in cui l’80% delle commesse dipende da Fiat. Read more…

Nazionalismo e socialismo- P. Mattick

” Mentre un atteggiamento positivo al riguardo del nazionalismo tradisce una mancanza di interesse per il socialismo, la posizione socialista sul nazionalismo è manifestamente inefficace, cosi come i paesi che ne opprimono altri. Una posizione anti – nazionalista intransigente sembra, almeno indirettamente, appoggiare l’imperialismo. Tuttavia, l’imperialismo funziona grazie alle sue proprie forze, indipendentemente degli atteggiamenti socialisti al riguardo del nazionalismo (vale anche il contrario, nota mia). Inoltre, i socialisti non hanno il ruolo di fomentare le lotte per l’autonomia nazionale; come lo hanno dimostrato i movimenti di “liberazione” spuntati dopo la seconda guerra mondiale. Contrariamente alle speranze del passato, il nazionalismo non può essere utilizzato per scopi socialisti e non fu un buono mezzo strategico per a ccel erare la fine del capitalismo. Al contrario, il nazionalismo distrusse il socialismo, utilizzandolo a fini nazionalisti.”.

Queste le parole di Paul Mattick nel 1959,  la storia sembra oggi riproporle con grande intensità. Quello che mi disturba in particolare sono due cose:  la prospettiva internazionalista sembra ancora nelle sabbie mobili di un vago cosmopolitismo irrilevante che viene, oggi come allora, tacciato di spalleggiare la formazione (oggi: il consolidamento) del mercato mondiale capitalista. L’altra questione è che nonostante la forza empirica del esperienza staliniana -e del PCI- (sciovinista, imperialista, anti-proletaria e pro-borghese) ci si ispira ad essa in quanto socialismo realizzato e non come forma  di capitalismo, particolarmente reazionario, formatosi anche in assenza di capitali privati.

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Che siano legate dall’ideologia, dalle condizioni obiettive o dalla combinazione abituale delle due, le Nazioni sono dei prodotti di uno sviluppo sociale. Non vi è alcun motivo in più per amare o per maledire il tribalismo o, per la stessa ragione, un cosmopolitismo ideale. La nazione è un dato di fatto a favore o contro il quale lottiamo, seguendo le circostanze storiche e le loro implicazioni per le popolazioni e, all’interno di queste popolazioni per le differenti classi.

Il moderno stato-nazione è al tempo stesso il prodotto e la condizione dello sviluppo capitalistico. Il capitalismo tende a distruggere le tradizioni e le particolarità nazionali, estendendo il suo modo di produzione ovunque nel mondo. Tuttavia, sebbene la produzione mondiale, e sebbene il “vero” mercato capitalista sia il mercato mondiale, il capitalismo emerse prima in certe nazioni che in altre, trovò delle condizioni più favorevoli in certi luoghi, in cui riuscì meglio, e combinò così degli interessi capitalisti speciali con dei bisogni nazionali particolari. “Le nazioni progressiste” dell’ultimo secolo furono quelle in cui si produsse un sviluppo capitalista veloce; “le nazioni reazionarie” furono quelle in cui i rapporti sociali ostacolarono lo sviluppo del modo capitalistico di produzione. Perché il “futuro prossimo” apparteneva al capitalismo, e, perché il capitalismo è la condizione preliminare del socialismo, i socialisti non-utopisti favorirono il capitalismo come opposto ai vecchi rapporti sociali di produzione, e salutarono il nazionalismo nella misura in cui poteva accelerare lo sviluppo capitalista. Senza ammetterlo apertamente, non erano tuttavia lontani dall’accettare l’imperialismo capitalista come un mezzo per porre fine alla stagnazione e contro sistemi sociali arcaici, di orientare così lo sviluppo in vie progressive.

PDF : Mattick Paul Nazionalismo e socialismo 1959

Io sono con te

Di Valter Binaghi, a Valter Binaghi

[…] Maria si prepara al parto non ascoltando voci d’Altrove ma osservando con soave curiosità una capra sgravarsi nella stalla. La scena, ripresa in tutta la sua cruda verità, acquista col  controcampo sul viso assorto di Maria un carattere sublime, ed è per me l’autentico centro simbolico dell’opera. Mentre vedevo con lei il film mi sono voltato verso mia moglie, che ho visto partorire con dolore (schiaffeggiando un paio di volte me e insultando il ginecologo). Il primo pensiero è stato: dev’essere ripugnante oltre che doloroso, per una donna dall’educazione raffinata, trovarsi a soffrire come un animale, senza difese e senza dignità tranne quella dell’urlo straziante. E poi, improvvisamente, una luce. La capretta esce finalmente dalla vagina dilatata, la madre lecca la sua creatura, Maria sorride, come il Cielo sorride alla Terra. Io, più che capire, vedo. L’animale non è la negazione dello spirito, e nemmeno la sua preistoria, solo la sua crisalide. Tutto questo, senza alcuna mediazione di concetti teologici, ma per la pura potenza delle immagini. Naturalismo? Verismo addirittura? Che sciocchezze. Nella frattura di quel controcampo è l’irrappresentabile, l’assolutamente Altro che l’animale uomo nasconde in sè: irrappresentabile perchè, come diceva Saint Exupery, “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Così, niente angeli visibili e nemmeno una piuma svolazzante sul tetto che protegge il parto di Maria: profanazione o pudore? I cieli dorati della pittura medioevale, gli angeli del convento di San Marco, fanno parte di un’epoca dell’arte cristiana che va assolutamente canonizzata o sono gli ultimi residui di un linguaggio mitologico, che proprio Cristo ha consegnato alla caducità profetizzando un’ adorazione “in spirito e verità”? […]

Hunger games

postscriptumAbbiamo ancora visto di recente, in occasione dei blocchi stradali dei forconi, come la sinistra presidia la conservazione sociale sotto le mentite spoglie dei diritti dei lavoratori, della difesa della costituzione e della democrazia ecc

Posizioni “resistenziali”  che consentono la solita doppiezza ideologica social-europea: siamo nel capitalismo ma lo vogliamo civile, magari colto, governato e senza effetti sociali collaterali.
Ed è per questo che prendono i voti solo da una parte dei ceti residuali della media-borghesia, del pubblico impiego, della aristocrazia operaia sindacalizzata e dei pensionati Read more…

Chiamali se vuoi ” I Forconi”

Quattro commenti di oggi

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Il mio ragionamento qui non sta nell’esaminare le singole istanze che hanno portato molta piccola borghesia ed ampi strati di proletariato – quello espulso senza clamore sindacale dal processo produttivo e quello precarizzato o marginale dei servizi- ad aderire fisicamente o spiritualmente ad un movimento generico e populista come quello che si vede in questi giorni.

Semmai c’è da constatare le lentezza e la sporadicità con cui questi focolai stanno scoppiando in tutta Europa a fronte di un malessere oramai largo e profondo,  questo mi dice due cose: che stanno finendo i risparmi un pò ovunque e che la consapevolezza delle dominazione sta a zero Read more…

Crisi valutaria nel pacifico-Zeroconsensus

Cercando di seguire la guerra valutaria, Zeroconsensus ci anticipa   QUESTO